
Tracklist :
1)Inquisition
2)Banish From Sanctuary
3)Damned For All Time
4)Follow The Blind
5)Hall of The King
6)Fast to Madness
7)Beyond The Ice
8)Valhalla
9)Don't Break The Circle
10)Barbara Ann
UN PO' DI STORIA
Anno 1985, Krefeld, Germania : Hansi Kursch, André Olbrich, Marcus Dork e Thomas Stauch, quattro giovani musicisti, decidono di unire il loro nome sotto il monicker di Lucifer's Heritage.
Nel 1986 pubblicano la loro prima demo, Symphonies of Doom, senza tuttavia riuscire a procurarsi un contratto discografico.
Nel 1987 è la volta di Battalions of Fear, loro seconda demo, che riuscì a farli entrare sotto l'egida della No Remorse Record, dopo un rapido cambio di nome in quello attuale.
Ciò permise nel 1988 la registrazione del disco d'esordio, chiamato come la prima demo, Symphonies of Doom ; un disco immaturo e ancora acerbo, che nonostante alcune buone intuizioni non riusciva ad elevarsi al di sopra della sufficienza.
Tuttavia la band ci riprova e, l'anno successivo, viene alla luce il secondo LP, Follow The Blind.
Il miglioramento è evidente, e, sebbene la band ancora dovesse risolvere qualche problema di maturità, il disco ottenne un discreto successo.
Con la pubblicazione del terzo album, Tales From The Twilight Hall, i Bardi di Krefeld sarebbero entrati con prepotenza nell'Olimpo (o forse sarebbe meglio dire nel 'Valhalla,) del Metallo, dando una svolta importantissima a tutto il Power Metal degli anni '90.
Tuttavia, il punto di partenza di tale risultato è senza dubbio questo "Follow The Blind" che, nonostante la sua età (il disco ha ormai più di 20 anni), contiene parecchi classici della band che ancora oggi vengono eseguiti in concerto (una su tutte è l'Immortale "Vahlalla")
Lo stile della band, come detto, era ancora acerbo, e si ispirava al lavoro dei compatrioti Helloween, seppur risultando più vicino in un certo senso al Thrash Metal e allo Speed che non al Power comunemente inteso.
Infatti, dopo una breve intro, l'opener 'Banish From Sanctuary' lancia a tutta velocità quello che è sicuramente uno degli episodi migliori del disco : batteria in doppia cassa, riff veloci e tirati, un Hansi ancora oggettivamente acerbo (all'epoca suonava anche il basso, oltre a cantare) e i primi accenni ai ritornelli epici che in futuro renderanno famosa i Nostri in tutto il mondo.
'Damned For All Time' sembra quasi un pezzo Thrash Metal composto dai Kreator, giusto per restare in una zona geograficamente vicina, ed è uno degli episodi più violenti del disco (da notare che la "violenza" andrà progressivamente a scemare nel corso degli anni, fino ad arrivare ad un disco raffinato e poetico come 'Nightfall in Middle Earth', a parer di chi scrive il capolavoro assoluto della band nonché uno dei migliori dischi Metal di sempre).
La title - track, al contrario, è un mid - tempo sostenuto, a dire il vero di scarsa presa, che si risolleva comunque nella seconda parte del brano, dove il ritmo si alza un po'. Tutto sommato passabile.
E' tempo di headbanging con 'Hall of The King', che considero un piccolo capolavoro dei Bardi : ritmi sostenuti, strofa tiratissima e ritornello epico. La potremmo definire il "prototipo" della canzone - tipo dei Blind Guardian.
Deludenti le successive 'Fast to Madness' e 'Beyond The Ice', che, ad essere sincero, non sono mai riuscite a prendermi in tutti questi anni ; i due pezzi riprendono in totò quanto esposto nella prima parte del disco, senza tuttavia risultare convincenti, anche e soprattutto dopo un capolavoro come 'Hall of The King'.
Va beh, diciamo che sono due canzoni perdonabili, perché adesso ci introdurremo nel mito vero e proprio, inteso come qualcosa di assolutamente eccezionale e fuori da ogni paragone.
'Valhalla' è un Classico, di quelli con la C maiuscola, e la sua presenza ai concerti è ormai d'obbligo.
Non vorrei esagerare, ma è veramente una delle canzoni più belle che abbia mai sentito, sicuramente uno dei pezzi Power migliori dell'epoca, e ogni volta che ascolto il bellissimo ritornello mi eccito come un bambino.
Diciamo che il bello di questo disco è concentrato in gran parte in questi 5 minuti di durata (senza nulla togliere al resto, per carità)
A chiudere troviamo due cover : la prima è "Don't Break The Circle" dei Demon, mentre la seconda è nientepopodimeno che 'Barbara Ann'.
Le due rivisitazioni risultano riuscite e convincenti, soprattutto la seconda, ma, in quanto tali, non me la sento di prenderle in considerazione nel giudizio del disco.
La produzione è sicuramente migliorata rispetto al debutto, ma è comunque perfettibile (ai tempi non doveva essere tanto male, però), e la prestazione della band presenta, a dire il vero, ancora qualche piccola incertezza, soprattutto per quanto riguarda i soli di André.
In conclusione i Blind Guardian del 1989 suonano più coesi rispetto al debut, e più consci delle proprie capacità e dei propri limiti.
Non riesco a considerare il disco un capolavoro, ma la presenza di due canzoni come 'Valhalla' e 'Hall of The King', oltre che di altri buoni pezzi sparsi per il disco, mi fanno propendere decisamente per un buon voto a questo lavoro.
Insomma, non sarà bello come i dischi successivi, ma il miglioramento c'è stato, e si vede.
VOTO : 7,0